Ciao!
e benvenuta/o in questa prima puntata! (si dice così no?)
Per inaugurare questa nuova avventura ho pensato che partire dalle basi e sviscerare il concetto di design possa essere un utile punto di partenza, quindi matita in mano ✏️ and, let’s design!
Una delle più belle descrizioni di che cosa sia il design ce la dà il Professor Alberto Bassi nel libro Design - Progettare gli oggetti quotidiani, dove ci dice che “Il design non ha niente a che fare con la bellezza ma con l’esistenza; è una scienza con un’estetica, un’arte all’interno dell’industria”.
Bella descrizione vero?
Sempre nel suo libro, il Professor Bassi spiega come per fare design serva una “cassetta degli attrezzi” che abbia all’interno competenze legate al processo e alla collaborazione.
Infatti, che si tratti di design industriale, digitale o strategico, i presupposti che consentono al design di essere attuato sono proprio l’utilizzo di processi progettuali definiti e la collaborazione (co-design se vuoi fare un po’ di flex con gli amici).
🤝 Collaborazione
Visitando il sito della Treccani, vediamo come la parola design viene tradotta dall’inglese (e a sua volta dal latino designare) in “disegno o progetto”; ma diversamente da un semplice progetto o disegno, quando si parla di design, va considerato l’insieme di persone che concorrono alla realizzazione del progetto, e il suo processo.
Per designer si intende la persona che è in grado di coordinare il progetto districandosi tra più figure professionali diverse, unendo le varie competenze al servizio del prodotto finale.
Pensaci un attimo.. potresti forse andare in un uno di quei negozi di mobili moderni e chic, e acquistare un bel divano firmato da un famoso designer se questo fosse disegnato, prototipato, prodotto, e distribuito da un’unica persona? A meno che il designer non abbia uno show-room che sia anche un atelier e corredato da un bel parcheggio che accolga il suo furgone capiente per il trasporto, sembra difficile.. ma in quel caso non parleremmo nemmeno di designer, ma di Artigiani.
I designer hanno la fortuna di essere sostenuti da un sistema fatto da persone, che in base al campo di applicazione li aiutano nella realizzazione del prodotto/servizio e nell’eventuale industrializzazione e serializzazione del processo:
🏭 Design Industriale 👉 Fornitore delle materie prime, industria produttrice, distributore del prodotto finito, eccetera eccetera..
🚏Design Grafico 👉 Fornitore dei software grafici, tipografia, azienda installatrice, e così via..
📱Design Digitale 👉 Team di sviluppo software, azienda proprietaria del server, team marketing.. e ci siamo capiti.
Tutte le categorie di persone coinvolte nella realizzazione, distribuzione o utilizzo di un prodotto o servizio (definiti stakeholder), diventano attori fondamentali da cui ricavare spunti interessanti in fase di progettazione.
🗒️ Per svolgere queste attività progettuali, generalmente si conducono sessioni di workshop dove si svolgono le attività più disparate in base agli obiettivi, sfruttando l’ausilio di card speciali (come queste) e post-it, tanti post-it, ma davvero tanti eh.
⚙️ Processi
Quindi, premesso che quella del design è una disciplina applicabile a tutti i settori a 360°, la principale differenza tra un progetto sviluppato da un designer e da un non designer sta nell’applicazione di processi definiti.
Tra i più annoverati abbiamo il Design Thinking, particolarmente versatile e applicabile a qualsiasi contesto, poiché basato su una metodologia che per definizione sviluppa soluzioni utili per gli utenti 👉 user centered design (che mette l’utente al centro).
Nello specifico il design thinking è diviso in 6 fasi principali:
1 Emphatize: fase di ricerca e comprensione empatica del target di utenti di riferimento
2 Define: fase di analisi e comprensione dei problemi degli utenti
3 Ideate: fase di pura ideazione, astratta e fuori dagli schemi (non ci sono limiti qui! 🤯)
4 Prototype: fase di razionalizzazione delle idee, verifica della fattibilità e prototipazione
5 Test: fase di test dei prototipi con gli utenti reali
6 Implement: fase di implementazione, dove vengono apportate migliorie al prototipo al fine di rilasciare il prodotto finale.
Tutte queste fasi fanno parte di un processo iterativo, pertanto la sequenzialità delle singole non è mai definita, e quindi un risultato nella fase di test può portare a rivedere dei concetti relativi a quella di emphatize, per poi agire su quella di implement. Ogni progetto è a sé.
Ovviamente quello del design thinking non è il solo processo che consente ai designer di sviluppare progetti fighi e innovativi, ma esistono tanti altri processi applicabili in campi specifici che non sono necessariamente basati su una metodologia user centered, come: Design Follow Materials, Data Driven Design, Speculative Design, Biomimicry Design, eccetera, eccetera..
(non temere, avremo modo di esplorare anche questi mondi più in là).
Bene, abbiamo parlato di cosa è e cosa fa il design, come si applica e con chi si può fare, ma in soldoni, un designer, in che ambiti può applicare le sue competenze? 🤔
Ad oggi le applicazioni del design sono veramente tante e con l’evoluzione della disciplina sempre in più campi si percepisce il valore che una progettualità design based può fornire.
Si è passati dal design di prodotto industriale allo sviluppo di soluzioni web e app, e oggi più che mai il design si sta avvicinando al business, alle startup, alla legislazione e persino alla politica.
Insomma, non tutto è design, e ciò che lo è non è detto che sia buon design, ma se lo fosse, il nostro sarebbe senz’altro un mondo migliore, più funzionale, ed esteticamente stimolante.
Ecco alcuni dei principali ambiti in cui oggi si applica il design 👇Industrial Design, Product Design (fisico o digitale), User experience Design, User interface Design, Graphic Design, Service Design, Business Design, Automotive Design, Fashion Design, Exhibition Design, Furniture Design, Legal Design, “Design for” (innovation, sustainability, economy, politics, Health, etc.).
Al prossimo Lunedì!
Un abbraccio,
Dario